Immaginate
un’altissima struttura capace di bucare le nuvole a
oltre 1000 metri di quota che però non si basa su solide
fondamenta quanto su una sorta di base… galleggiante! E’ questo il
nuovo pazzo progetto che potrebbe benissimo provenire da Dubai, ma al contrario arriva dal Giappone.
Gli
scienziati giapponesi hanno infatti pensato a questa
particolare isola artificiale che batterebbe ogni record di
altezza e fungerebbe da esempio di città completamente ecologica per i nostri figli. I progettisti hanno ipotizzato una sua
fattibilità nel 2025 quando saranno finalmente disponibili le
tecnologie per erigerla.
Chiamato in codice Green FloatProject, questo pazzo progetto ha richiamato le attenzioni degli
investitori della banca Nomura che si sono informati sulla sua reale
fattibilità. Non sarebbe un grattacielo fine a se stesso, ma una
vera e propria centrale di produzione elettrica.
Trarrebbe energia dal Sole, dalle
correnti, dai moti ondosi e dal vento; inoltre non avrebbe timore di maremoti,
tsnunami o tifoni grazie al suo abnorme sistema di galleggiamento. Il
grattacielo avrebbe un’ossatura al magnesio super leggera, ma il
diametro dell’isola raggiungerebbe i tre km! La base
ospiterebbe una varietà straordinaria di vegetali e coltivazioni
così da rendere l’impianto a emissioni zero ospitando oltre
50.000 persone.
Mentre leggevo l'articolo mi ripetevo, "Le Corbusier", "Pazzesco", "Urbanisme", "Pazzesco", "1925", "Pazzesco"...... Ho cominciato a sfogliare quel libro, ormai consumato e ingiallito, lo avrò consultato centinaia di volte, un oggetto dai mille ricordi... Ricordo il mio Prof. di Storia dell'architettura Moderna, i viaggi studio in giro per l'Europa con i miei compagni di Università, il primo amore con l'Urbanistica...
Voglio regalarvi alcuni passi di questa meravigliosa opera, vecchia quasi cent'anni, ma ancora terribilmente attuale:
….”Al posto di una città piatta
e compressa, tale che se l’aereo la rivelasse per la prima volta ai
nostri occhi ne resteremmo sgomenti, s’innalza ormai un città in
altezza, offerta all’aria e alla luce, chiara, scintillante,
radiosa. Il suolo sino a questo momento coperto da case addossate che
coprono il 70-80% della superficie, è occupato dall’area costruita
solo per il 5%. Il rimanente 95% è destinato alle grandi arterie, ai
parcheggi e alle aree verdi. I filari di alberi dal fitto fogliame
sono doppi e quadrupli; i parchi che si svolgono ai piedi dei
grattacieli fanno sì che il suolo di questa città sia un immenso
giardino”…..(pag. 269)
…” Al posto degli ignobili
quartieri che non conosciamo mai abbastanza, con densità di 800
abitanti per ettaro, ecco quartieri la cui densità può toccare i
3.600 abitanti per ettaro. Vorrei che il lettore, con uno sforzo di
immaginazione, cercasse di rappresentarsi questo nuovo tipo di città
sviluppata in altezza: s’immaginasse che tutto questo caos di forme
cresciute sul terreno come arida crosta venisse raschiato via,
eliminato, e sostituito da puri prismi di cristallo, alti sino a 200
metri e ossia distanti tra loro, con la base che si perde tra le
fronde degli alberi. Una città che sinora strisciava per terra e si
eleva d’un tratto in uno stato di ordine più naturale, che sulle
prime può sembrare inconcepibile alla nostra mentalità fossilizzata
da secolari abitudini”….(pag. 270)
….” Ogni grattacielo può
ospitare da 20.000 a 40.000 impiegati. I 18 grattacieli possono
dunque contenere nel complesso da 500.000 a 700.000 persone, la
schiera destinata a dirigere la vita del paese.”…(pag. 271)
….”Un’arteria di
attraversamento diretta a sud potrebbe dipartirsi dalla nuova
stazione centrale, tra centro direzionale e quello residenziale. La
grande arteria di attraversamento est ovest, che oggi manca
assolutamente,sarebbe un canale in cui verrebbe distribuito il
traffico congestionato della rete poligonale attuale. Questa grande
arteria ci libera dai sistemi chiusi e ci pare le due porte estreme
verso l’esterno.”…(pag. 274)
….” Il mio sogno è di vedere
Place de la Concorde vuota, deserta, silenziosa e gli Champs-Elysées
come tranquilla passeggiata. Il “Plan Voisin” libera tutta la
parte storica della città, da Saint-Gervais all’Etolie,
restituendole l’antica pace.”….(pag. 275)
…” Il Plan Voisin, occupa
con gli edifici solo il 5% della superficie del suolo, salvaguarda i
resti del passato e li colloca in un quadro armonioso: in mezzo al
verde. Ma sì, le cose così muoiono un giorno, e questi parchi alla
“Monceau” sono tanti cimiteri tenuti con estrema cura. Qui si
viene a erudirsi, a sognare e a respirare: il passato non è più
qualcosa che minaccia la vita, ha trovato la sua sistemazione”….(pag.
278)
....“ La ragione che sembrava
dominare incontrastata avrebbe finito per inclinare il nostro spirito
al più nero pessimismo, ma le potenti forze della vita sembrano
volerci ora spingere verso una nuova avventura. Ragione e passione si
alleano per intraprendere un’opera costruttiva. Si matura una nuova
mentalità, un nuovo stile. C’è già chi preannuncia come sicura
questa presa di coscienza, da cui nascerà la fierezza – la
fierezza, leva delle masse."
"Il nostro mondo, come un ossario, è
ricoperto da detriti di epoche morte. Un compito urgente ci aspetta:
costruire il quadro della nostra esistenza. Ripulire le nostre città
da quei resti di ossa che stanno andando in putrefazione, e costruire
la città del nostro tempo. Quanti si sentono stanchi e offesi
cercano di resistere, facendo appello alla fallace saggezza della
loro esperienza. In realtà appartengono ancora all’epoca passata e
non sanno adeguarsi all’oggi. Mentre nuove generazioni sono pronte
a dedicarsi anima e corpo ai nuovi problemi”….(pag. 236)
E chiudo questo post cercando di memorizzare questo ultimo concetto, con la speranza davvero che la generazione di oggi riesca a crederci in questo lavoro, metta passione e si dedichi con tutte le sue forze ad una professione che va al di là delle 8 ore lavorative; noi Architetti abbiamo il compito di accompagnare i nostri figli alle città dei loro tempi, della loro epoca, senza mai dimenticare il passato, rispettando l'esistenza dei nostri padri.